Il vangelo secondo il figlio

Per duemila anni, il breve soggiorno terrestre di un predicatore nazareno ha segnato la storia occidentale, nel male e nel bene, e ha fatto consumare inchiostri di biografie e di sacre rappresentazioni.
Ma quest'opera di Mailer non è né l'una né l'altra. É un romanzo, narrato in prima persona, in cui il protagonista si chiede: Dio mi sta parlando? Se quella che sento è la Sua voce, perché ha scelto me come Suo figlio? E se è solo illusione, da chi mi viene il potere di fare miracoli? Il lettore così è subito coinvolto nelle ansie e nei dubbi di un povero abile falegname, quasi costretto a chiedersi il perché di un destino, roso dai dubbi e illuminato dalla fede, esaltato e tradito, adorato e deriso, fino alla fine tragica della crocifissione. Fedele al Nuovo Testamento, ma anche oltre il testo sacro, Mailer, non dimettendo le sue capacità narrative, crea un appassionante romanzo storico in cui rivivono la Gerusalemme d'allora e il mondo della Galilea popolato da esseni e samaritani, farisei e predicatori, indigenti e sbandati, amministrato da un procuratore di Roma e governato da una pavida consorteria benestante in bilico tra le esose richieste romane e la tumultuosa folla giudea.
E lo scandalo del libro non è nell'invenzione di episodi nuovi o nell'interpretazione partigiana di quelli noti, bensì nella prospettiva parziale di chi ha subito la Storia e nella libertà con cui il personaggio, isolato dalla teologia, può diventare ancora una volta un'incarnazione umana e divina di una fede, un simbolo dell'uomo alla ricerca dei perché dell'esistere e del morire.